DDL RENZI-MADIA, RIORGANIZZAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, PRIMO SI AL SENATO

Dopo l’ultima votazione di ieri della Commissione sull’articolo 10 del Ddl, quello che delega il Governo a riorganizzare la Pubblica Amministrazione ed a varare una complessa riforma proprio della dirigenza, il testo della delega Pa approda in aula al Senato per il primo sì in una versione ampiamente rivisitata dalla Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Un testo che ha anche rafforzato i poteri del premier (a cominciare da quelli di controllo sulle agenzie fiscali e sulle nomine delle società pubbliche) ed  ha aperto la strada alla riduzione da 5 a 4 dei Corpi di polizia e ha stabilito che la responsabilità gestionale per l’attività amministrativa sarà esclusivamente a carico dei dirigenti pubblici.
Il disegno di legge contiene 11 deleghe al Governo, tre delle quali per compilare altrettanti testi unici di aggiornamento delle norme che regolano le società partecipate, i servizi pubblici locali e il pubblico impiego.
Sul pubblico impiego è stato anche approvato un emendamento con cui si delega il Governo a prevedere «tipologie di lavoro flessibile compatibili con il rapporto di lavoro con la Pa» (i co.co.co saranno cancellati nel 2017).
La discussione sul Ddl di riforma della Pubblica amministrazione, con la relazione del relatore Giorgio Pagliari (Pd) proseguirà in Aula mercoledì prossimo, 8 aprile. Il sì al testo di Palazzo Madama, ma siamo solo alla prima lettura, arriverà quindi dopo Pasqua. 

A seguire i nuovi contenuti in sintesi:

MODELLO DI DIRIGENZA AUTONOMA DALLA POLITICA
Dirigenti pubblici unici responsabili dell’attività di gestione. Via libera dalla commissione Affari costituzionali del Senato all’emendamento del relatore Giorgio Pagliari (Pd) alla delega sulla riforma della pubblica amministrazione che sancisce il «rafforzamento del principio di separazione tra indirizzo politico-amministrativo e gestione e del conseguente regime di responsabilità dei dirigenti attraverso l’esclusiva imputabilità agli stessi della responsabilità amministrativo-contabile per l’attività gestionale».
La misura, nelle intenzioni di maggioranza e Governo, punta a rafforzare «una dirigenza autonoma e indipendente dalla politica», ha spiegato la ministra per la Pa, Marianna Madia :«Il dirigente deve avere la libertà di dire all’amministratore che non si presta all’attività di gestione se non la ritiene legittima»

PA, DIRIGENTI LICENZIABILI: SENZA INCARICO DECADONO.
I dirigenti privi di incarico vengono collocati in disponibilità e passato un certo periodo, da definire, decadono dal ruolo unico. Il punto, che in sostanza rende licenziabile il dirigente, ha avuto l’ok della commissione Affari Costituzionali del Senato.

RUOLO UNICO DIRIGENTI
La dirigenza sarà articolata in ruoli unificati, con piena mobilità. La riforma prevede anche l’eliminazione della distinzione in due fasce. Inoltre, viene stabilito, gli incarichi dirigenziali avranno una durata di tre anni, rinnovabili una sola volta senza ripassare per un bando e una selezione. Oltre al concorso per diventare dirigenti a tempo indeterminato sarà necessario anche superare un altro esame, dopo i primi anni di servizio.

NIENTE PIÙ AUTOMATISMI PER CARRIERE DIRIGENTI
Un emendamento del relatore alla delega Pa sancisce il «superamento degli automatismi nel percorso di carriera», che dipenderà dalla «valutazione», ovvero dal merito Viene ribadita la definizione di limiti assoluti per il trattamento economico complessivo.

SEGRETARI COMUNALI ABOLITI  
Previsto il mantenimento della funzione relativa al controllo di legalità, ma superando la figura del segretario comunale e provinciale, che confluirà nel ruolo unico della dirigenza pubblica. Ci sarà però una fase ponte, per cui in sede di prima applicazione, per tre anni, le funzioni in questione verranno affidate ai dirigenti del ruolo unico provenienti dall’albo dei segretari comunali.

VALUTAZIONE DEI DIPENDENTI PUBBLICI E TEMPI CERTI PER L’AZIONE DISCIPLINARE
La commissione ha anche approvato un emendamento che punta ad «accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l’esercizio dell’azione disciplinare». La norma prevede anche la «semplificazione delle norme in materia di valutazione dei dipendenti pubblici, di riconoscimento del merito e di premialità, nonché dei relativi soggetti e delle relative procedure; sviluppo di sistemi distinti per la misurazione dei risultati raggiunti dall’organizzazione e dei risultati raggiunti dai singoli dipendenti; potenziamento dei processi di valutazione indipendente, del livello di efficienza e qualità dei servizi e delle attività delle pubbliche amministrazioni e degli impatti da queste prodotti, anche mediante il ricorso a standard di riferimento e confronti; riduzione degli adempimenti in materia di programmazione anche attraverso una maggiore integrazione con il ciclo di bilancio; coordinamento della disciplina in materia di valutazione e controlli interni; previsione di forme di semplificazione specifiche per i diversi settori della pubblica amministrazione».

ASSENZE MALATTIA: POLO UNICO ALL’INPS
Con un altro emendamento varato in commissione, è stato infine approvato il “polo fiscale unico” per le assenze malattia: sono attribuite all’Inps le «competenze» e le «risorse» anche per le visite fiscali dei lavoratori pubblici.

TAGLIO DELLE CAMERE DI COMMERCIO
Ieri la commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato l’emendamento che sancisce la riduzione delle Camere di Commercio da 105 a 60.  La proposta di modifica approvata, presentata dal relatore Giorgio Pagliari (Pd), prevede la «riduzione» delle Camere di commercio «mediante accorpamento». La soglia dimensionale minima dovrà essere di 80.000 imprese iscritte nel registro.

NORMA “TAGLIA-DECRETI”
Con un altro emendamento, sempre proposto dal relatore, si è introdotto nel testo del ddl l’articolo 15 bis, che delega il Governo a modificare e abrogare le disposizioni di legge che prevedono l’adozione di provvedimenti attuativi. L’obiettivo è duplice: semplificare il sistema normativo e i procedimenti amministrativi e dare «maggiore impulso al processo di attuazione delle leggi». In pratica l’Esecutivo, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il ministro per le Riforme, potrà eliminare una o più disposizioni legislative «che prevedano provvedimenti non legislativi di attuazione, entrate in vigore dopo il 31 dicembre 2011». La sforbiciata tocca decreti ministeriali, dpcm e regolamenti, mentre restano esclusi i decreti legislativi.

RIORDIONO DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI
È stato inoltre approvato l’emendamento che dà il via libera al riordino dei servizi pubblici locali. Tra le novità la previsione di incentivi agli enti locali che accorpano le attività e che «privatizzano, o meglio cedono il controllo a privati», ha spiegato la senatrice Pd Linda Lanzillotta, commentando una modifica a sua firma. Si apre anche a una ricognizione per eliminare regimi di esclusività non giustificati e contrari alla concorrenza.

CORPO FORESTALE DELLO STATO ACCORPATO CON LA POLIZIA
Il Corpo forestale dello Stato conta complessivamente su circa 8.000 unità e circa 1.000 stazioni dislocate nelle zone rurali e montane, con Comandi provinciali e regionali in 15 Regioni, per un totale di oltre 1.200 strutture. Il Corpo, come molte altre amministrazioni dello Stato, sconta una dislocazione territoriale del personale molto disomogenea, con esuberi nel centro sud e carenze al nord, con effetti anche sulla distribuzione territoriale che vede fortemente penalizzate le stazioni, che registrano una media di personale assegnato inferiore alle 2 unità. L’ultima legge di riordino del Corpo è la n. 36/2004, e la competenza su compiti e obiettivi del Corpo è affidata al ministero dell’Ambiente. La legge 4/2011 ha previsto la costituzione delle Sezioni di Polizia giudiziaria del CFS presso Procure e Tribunali, una novità che impegna circa 300 Forestali con effetti negativi sull’organico, che oggi ha una scopertura media del 15 per cento.

TRASPARENZA, DIRITTO DI ACCESSO AMPIO PER I PARLAMENTARI
Un’altra novità riguarda il diritto di accesso agli atti amministrativi. Un emendamento del relatore approvato dalla commissione prevede la delega al governo per la definizione dei diritti dei membri delle Camere, in connessione con lo svolgimento dei loro compiti istituzionali, ad accedere, ovvero a prendere visione ed ad avere copie, ai documenti amministrativi (una formula generica che indica un vastissimo insieme di provvedimenti)

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